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sabato 2 giugno 2012

Architetture sensuali di desiderio

   Nel passato alla base di un'architettura degna di essere ricordata nel tempo e nella storia c'era senza dubbio un'idea nuova materiale, basti pensare ai colori del Partenone greco o ancora all'interno della piramide di Cheope a Giza ma anche ai "semplici" marciapiedi delle antiche strade pompeiane. 
   Nell'ultimo secolo fino all'epoca attuale alcune grandi architetture, per non dire quasi tutte, le definisco come - architetture sensuali di desiderio- il cui compito principale non è più quello di far scoprire la "novità materiale" a chi osserva, ma di utilizzare una "sensualità" e di conseguenza "far desiderare" ciò che più piace e basta.
   Mi spiego meglio che sò ad esempio... ehm dal genere fantasioso di Frank  Lloyd Wright la Fallingwater, la casa sulla cascata, dove l'abitazione con la cascata seduce chi osserva ancor prima di intravedere il suo interno, oppure in ambiti moderni degli archistar come le opere sinuose di Zaha Hadid dove ogni osservatore non entra a far parte dell'architettura ma bensì deve restare sempre al di fuori della sinuosità di quelle linee e di conseguenza desiderare quell'architettura senza essere attratti da un qualcosa materialmente di "nuovo", o ancora l'emblema più grande Dubai dove gran parte della città è pensata e costruita non per qualche idea nuova da poter riproporre in alri luoghi ma come un'architettura "unica e da desiderare".
   Credo che oggi  le architetture da ricordare, e su cui riflettere, sono quelle architetture nuove che a volte le abbiamo sotto il naso ma che sfuggono al nostro "desiderio", come può essere un gecekondu  turco, un chawl indiano o un semplice slum,  nate dall' esigenza di crescita nelle medie e grandi città e non  dal creare desiderio come il mega hotel a 5 stelle.

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